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      Era necessario che il giorno dopo tutto fosse finito, che il trionfo fosse chiaro di qui o di là, che l'insurrezione fosse una rivoluzione o un'inutile temerità. Il governo lo capiva, al pari dei partiti, e il più infimo borghese lo intuiva. Ne derivava un pensiero angoscioso, il quale s'univa all'ombra impenetrabile di quel quartiere in cui tutto stava per decidersi, ne derivava un'accresciuta ansietà intorno a quel silenzio dal quale stava per uscire una catastrofe. Si sentiva laggiù un solo rumore, straziante come un rantolo, minaccioso come una maledizione: la campana a stormo di Saint-Merry; nulla era più terrificante del clamore di quella campana sperduta e disperata, che si lagnava nelle tenebre.
      Come capita spesso, la natura pareva d'accordo con ciò che gli uomini stavano per fare. Nulla disturbava le funeste armonie di quel complesso; le stelle erano scomparse; dense nubi riempivan tutto l'orizzonte delle loro pieghe malinconiche. Su quelle vie morte si stendeva un velo nero come se un immenso sudario si spiegasse su quell'immensa tomba.
      Mentre una battaglia ancora politica andava preparandosi in quello stesso luogo che aveva già veduto tanti eventi rivoluzionarî; mentre la gioventù, le società segrete, le scuole, in nome dei principî e la classe media in nome degli interessi, stavano per cozzare fra loro, per ghermirsi e per atterrarsi, mentre ciascuno affrettava e chiamava l'ora decisiva ed estrema della crisi, lontano e fuori da quel quartiere fatale, nel più profondo delle insondabili cavità di quella vecchia Parigi miserabile, nascosta sotto lo splendore della Parigi felice ed opulenta, si sentiva brontolare sordamente la cupa voce del popolo.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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