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      Il bagliore della torcia illuminava le loro baionette, i berretti di pelo e la parte alta dei visi inquieti ed irritati.
      Mario non aveva più armi, avendo buttato via le pistole scariche; ma aveva scorto il barile di polvere vicino alla porta.
      Mentre stava voltandosi, per guardare da quella parte, un soldato lo prese di mira. Nel momento in cui il soldato puntava il fucile su Mario, una mano si posò sulla bocca della canna e la turò: qualcuno s'era slanciato su di essa, e precisamente il giovane operaio dai pantaloni di fustagno. Il colpo partì e attraversò la mano e forse l'operaio, giacché egli cadde; ma la palla non raggiunse Mario. Tutto ciò in mezzo al fumo e più intravisto che veduto. Mario, che stava entrando nella sala a terreno, se ne accorse appena. Eppure, aveva confusamente visto quella canna di fucile puntata su lui e quella mano che l'aveva tappata, e aveva inteso il colpo, ma in momenti come quelli, le cose che si vedono vacillano, precipitano e non ci si ferma su alcuna di esse. Ci si sente oscuramente spinti verso un'ombra più fitta e tutto è nube.
      Gli insorti, sorpresi, ma non sgomenti s'eran riordinati. Enjolras aveva gridato: «Attenti! Non tirate a caso!» Infatti, nella prima confusione potevan ferirsi fra loro. La maggior parte era salita alle finestre del primo piano ed agli abbaini, donde dominavano gli assalitori; i più decisi, con Enjolras, Courfeyrac, Jean Prouvaire e Combeferre, s'erano fieramente addossati alle case del fondo, allo scoperto, facendo fronte alle schiere di soldati e di guardie che coronavano la barricata.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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