«Andatevene, o faccio saltare in aria la barricata!»
Mario su quella barricata, dopo l'ottuagenario, era la visione della giovane rivoluzione, dopo l'apparizione della vecchia.
«Saltare in aria la barricata?» disse un sergente. «E tu insieme!»
Mario rispose:
«Anch'io insieme.»
Ed avvicinò la torcia al barile di polvere.
Ma non v'era già più nessuno sulla barricata. Gli assalitori, abbandonando i loro morti ed i loro feriti, rifluivano alla rinfusa e in disordine verso l'estremità della via perdendosi nuovamente nelle tenebre. Fu un si salvi chi può.
La barricata era libera.
V • FINE DEI VERSI DI JEAN PROUVAIRETutti circondarono Mario; Courfeyrac gli saltò al collo.
«Sei arrivato!»
«Che fortuna!» disse Combeferre.
«Sei giunto a proposito!» fece Bossuet.
«Senza di te ero morto!» riprese Courfeyrac.
«Senza di voi ero spedito!» aggiunse Gavroche.
Mario chiese:
«Chi è il capo?»
«Tu,» disse Enjolras.
Mario aveva avuto tutto il giorno come una fornace nel cervello; ora, c'era un turbine. E il turbine, ch'era in lui, gli faceva l'effetto che fosse fuori e lo trasportasse; gli pareva già d'essere ad una immensa distanza dalla vita. I due luminosi mesi d'amore e di gioia, che facevano bruscamente capo a quello spaventoso precipizio, Cosette perduta per lui, quella barricata, Mabeuf che si faceva uccidere per la repubblica, egli stesso divenuto capo d'insorti, tutte queste cose gli sembravano un incubo orribile, tanto ch'era costretto a fare uno sforzo mentale per ricordare che tutto quanto lo circondava era reale.
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