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      Del resto, la viuzza Mondétour e gli sbocchi della Petite Truanderie e del Cygne erano in una calma assoluta.
      Mentre, dopo aver compiuta l'ispezione, Mario si ritirava, intese il suo nome, pronunciato debolmente nel buio.
      «Signor Mario
      Trasalì, poiché aveva riconosciuto la voce che due ore prima l'aveva chiamato attraverso il cancello di via Plumet. Solo, quella voce pareva ormai soltanto un soffio.
      Si guardò intorno e non vide nessuno.
      Mario credette d'essersi ingannato e che si trattasse d'una allucinazione aggiunta dalla sua mente alle realtà straordinarie che gli si agitavano intorno, e fece un passo per uscire dalla remota nicchia in cui sorgeva la barricata.
      «Signor Mario!» ripeté la voce.
      Stavolta, non poteva dubitare: aveva sentito distintamente. Guardò, e non vide nulla.
      «Ai vostri piedi,» disse la voceSi curvò e vide nell'ombra una forma che si trascinava verso di lui, strisciando sul lastrico: era essa che aveva parlato.
      La lanterna permetteva di distinguere un camiciotto, un paio di calzoni di velluto grossolano, lacero, due piedi nudi e qualche cosa che assomigliava ad una pozza di sangue. Mario intravide una testa pallida, che si rizzava verso di lui e gli diceva:
      «Non mi riconoscete?»
      «No.»
      «Eponina.»
      Mario si chinò rapido. Era proprio quella disgraziata fanciulla, vestita da uomo.
      «Come mai siete qui? E che cosa fate in terra?»
      «Muoio,» ella disse.
      Vi sono parole ed episodi che risvegliano gli esseri abbattuti. Mario esclamò, come di soprassalto:
      «Siete ferita? Aspettate: vi porterò nella sala, vi medicheranno.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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