Nessun matrimonio era possibile fra essi, neppur quello delle anime; eppure è cosa certa che i loro destini s'eran sposati. Eccetto Cosette, vale a dire eccetto un'infanzia, Jean Valjean non aveva conosciuto, in tutta la sua lunga vita, nulla di ciò che può essere amato. Passioni e amori succedentisi non avevano affatto prodotto in lui quei successivi rinverdimenti, verde chiaro sul verde cupo, visibili sui fogliami che hanno superato l'inverno e sugli uomini che hanno superato la cinquantina; insomma (e noi vi abbiamo più volte insistito), tutta quella fusione interiore, tutto quel complesso, la risultante del quale era un'elevata virtù, concorrevano a fare di Valjean un padre per Cosette. Padre strano, foggiato col nonno, col figlio, col fratello e col marito ch'erano in Jean Valjean; padre nel quale v'era perfino una madre; padre che amava Cosette, l'adorava, e che aveva quella fanciulla per luce, per dimora, per famiglia, patria e paradiso.
Perciò, quando vide ch'era decisamente finito, ch'ella gli sfuggiva, gli sgusciava dalle mani e se ne andava, ch'era nube, acqua, quand'ebbe davanti agli occhi codesta schiacciante evidenza: «Un altro è lo scopo del suo cuore, un altro è il desiderio della sua vita; v'è il prediletto, mentre io sono soltanto il padre e non esisto più;» quando non poté più dubitare, quando disse a se stesso: «Ella sta andando lontano da me!» il dolore che provò sorpassò ogni possibilità. Aver fatto tutto quello che aveva fatto per giungere a quel risultato!
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