Il suo istinto non esitò affatto. Riaccostò talune circostanze, certe date, certi rossori e certi pallori di Cosette e disse fra sé: «È lui!» La divinazione della disperazione è una specie d'arco misterioso, che non fallisce mai il bersaglio: fin dalla sua prima congettura, egli raggiunse Mario. Non ne sapeva il nome, ma trovò subito la persona; scorse distintamente in fondo all'implacabile evocazione del ricordo, l'ignoto vagabondo del Lussemburgo, quel miserabile cercatore d'amorazzi, quel fannullone romantico, quello sciocco, quel vigliacco. Sì, perché è una vigliaccheria venir a fare gli occhi dolci alle fanciulle che hanno a fianco un padre che le ama.
Quand'ebbe constatato in modo sicuro che in fondo a quella situazione v'era quel giovanotto, e che tutto proveniva da lui, Jean Valjean, l'uomo rigenerato, l'uomo che aveva tanto lavorato intorno alla propria anima, l'uomo che aveva fatto tanti sforzi per risolvere la vita intera, l'intera miseria e l'intera disgrazia in amore, guardò in sé e vi scorse uno spettro, l'Odio.
I grandi dolori abbattono e scoraggiano dal vivere. L'uomo nel quale essi penetrano sente che qualche cosa si stacca da lui. Nella giovinezza la loro visita è triste; più tardi, è sinistra. Ahimè! Se quando il sangue è caldo, quando i capelli sono neri, quando la testa si erge ritta sul corpo, come la fiamma sulla torcia, quando il rotolo del destino ha ancora quasi tutto il suo spessore, quando il cuore, pieno d'un amore desiderabile, ha ancora battiti che è possibile rendergli, quando si ha davanti il tempo di riparare, quando tutte le donne sono presenti, con tutti i sorrisi, con tutto l'avvenire e con tutto l'orizzonte, quando la forza della vita è completa; se allora, ripetiamo, la disperazione è una cosa terribile, che è mai nella vecchiaia, quando gli anni volano, sempre più scialbi, in quell'ora crepuscolare in cui s'incominciano a intravedere le stelle della tomba?
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