Mentr'egli stava pensando, entrò Toussaints. Valjean s'alzò e le chiese: «Da che parte? Lo sapete?»
Toussaints, stupefatta, riuscì solo a rispondergli:
«Cosa, per favore?»
Jean Valjean riprese:
«Non m'avete detto or ora che in Parigi si battono?»
«Ah, sì, signore!» rispose Toussaints. «Dalla parte di Saint-Merry.»
Vi sono gesti macchinali che provengono, a nostra insaputa, dal più profondo pensiero. Fu certo sotto l'impulso d'un gesto di tal genere, del quale stentava ad aver coscienza, che Valjean si trovò nella via, cinque minuti dopo. A capo scoperto, seduto sul paracarro della porta di casa, pareva ascoltasse.
La notte era scesa.
II • IL MONELLO NEMICO DELLE LUCIQuanto tempo trascorse in quel modo? Quali furono i flussi e i riflussi di quella tragica meditazione? Riuscì a risollevarsi o rimase piegato? S'era curvato fino al punto di spezzarsi? Poteva rialzarsi ancora e poggiare su alcunché di solido, la sua coscienza?
La via era deserta. Pochi borghesi inquieti, che rincasavano in fretta, lo scorsero appena; in tempo di pericolo, ognuno fa per sé. L'accenditore notturno venne come al solito ad accendere il lampione, per l'appunto collocato dirimpetto alla porta numero 7, e se ne andò. Valjean, a chi l'avesse esaminato in quell'ombra, non sarebbe sembrato un vivo; stava lì, seduto sul pilastrino della porta, immobile come una statua di ghiaccio: e infatti, nella disperazione entra il gelo. Si sentivan le campane a stormo e rumori di tempesta. In quello scompiglio, in cui la campana era congiunta alla sommossa, l'orologio di San Paolo suonò le undici, grave e senza fretta; se la campana a stormo è l'uomo, l'ora è Dio.
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