«To'!» disse. «È proprio lui. Buon giorno, ordine pubblico.»
Gli stupori di Gavroche eran brevi e si liquefacevano presto.
«Dove vai, sbarazzino?» gridò il sergente.
«Cittadino,» disse Gavroche «non vi ho ancora chiamato borghese. Perché m'insultate?»
«Dove vai, furfante?»
«Signore,» riprese Gavroche «ieri, forse, eravate un uomo spiritoso; ma stamane vi hanno destituito.»
«Ti domando dove vai, mascalzone!»
Gavroche rispose:
«Come siete gentile! In verità, non vi si darebbe l'età che avete. Dovreste vendere i vostri capelli a cento franchi l'uno: ne ricavereste cinquecento franchi.»
«Dove vai? Dove vai, bandito?»
Gavroche ribatté:
«Che brutte parole! La prima volta che vi daranno da poppare, bisognerà che v'asciughino meglio la bocca.»
Il sergente incrociò la baionetta.
«In fin dei conti, mi vuoi dire dove vai o no, miserabile?»
«Generale,» disse Gavroche «vado a cercare il medico per la mia sposa, che ha le doglie del parto.»
«All'armi!» gridò il sergente.
Salvarsi con quello che li ha perduti è il capolavoro degli uomini forti. Gavroche abbracciò con un'occhiata tutta la situazione: era stato il carretto a comprometterlo, toccava al carretto proteggerlo.
Nel momento in cui il sergente stava per gettarsi su Gavroche, il carretto, divenuto proiettile e scagliato a forza di braccia, rotolava su lui con furia, e il sergente, colpito in pieno ventre, cadeva a gambe levate nel fossatello di scolo dell'acqua, mentre il suo fucile sparava in aria.
Al grido del sergente, gli uomini del posto erano usciti alla rinfusa; la fucilata determinò una scarica generale a casaccio, dopo di che le armi vennero ricaricate e sparate daccapo.
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Gavroche Gavroche Gavroche Gavroche Gavroche
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