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      Quel cumulo gigantesco, alluvione della sommossa, richiamava alla mente l'idea d'un Ossa sul Pelio di tutte le rivoluzioni: il '93 sull'89, il 9 termidoro sul 10 agosto, il 18 brumaio sul 21 gennaio, vendemmiale su pratile, il 1848 sul 1830. Il posto ne valeva la spesa e quella barricata era ben degna di comparire nello stesso punto in cui la Bastiglia era scomparsa. Se l'Oceano costruisse dighe, le costruirebbe in quel modo; e la furia delle onde era stampata su quella deforme costruzione. Quali onde? La folla. Si sarebbe creduto di vedere il tumulto pietrificato, si sarebbe creduto di sentir ronzare al disopra di quella barricata, come sul loro alveare, le enormi api tenebrose del progresso violento. Era un macchione? Era un baccanale? Era una fortezza? Sembrava che la vertigine avesse costruito quella barricata con un colpo di ala; v'era alcunché della cloaca in quella ridotta e alcunché d'olimpico in quel disordine; vi si scorgevano, in un caos pieno di disperazione, travicelli di tetto, pezzi di parete d'abbaino tappezzati, telai di finestre, con tutti i vetri, piantati nelle macerie in attesa del cannone, camini divelti, armadi, tavole e panche, una confusione urlante e quelle mille cose della indigenza che lo stesso mendicante butta via, pieni ad un tempo di furore e di nulla. Si sarebbe detto il rifiuto d'un popolo, legno, ferro, bronzo e pietra, e che il sobborgo Saint-Antoine l'avesse messo fuor dell'uscio con un colossale colpo di scopa, facendo colla propria miseria una barricata.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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