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      Come abbiam detto più sopra, essa assaliva in nome della Rivoluzione che cosa? La Rivoluzione. Essa, quella barricata, il caso, il disordine, lo sgomento, il malinteso e l'ignoto, aveva di fronte l'assemblea costituente, la sovranità del popolo, il suffragio universale, la nazione, la Repubblica, era la Carmagnola che sfidava la Marsigliese.
      Sfida insensata, ma eroica, poiché quel vecchio sobborgo è un eroe.
      Il sobborgo e la sua ridotta si prestavano man forte; il sobborgo spalleggiava la ridotta e questa sbarrava il sobborgo. L'ampia barricata si spiegava come una cosa dirupata, contro la quale veniva ad infrangersi la strategia dei generali d'Africa. Le sue caverne, le sue escrescenze, i suoi porri e le sue gibbosità facevan la smorfia, per così dire, e sogghignavano in mezzo al fumo; la mitraglia vi svaniva nell'informe e le bombe vi si sprofondavano, inghiottite e si inabissavano; le palle da cannone riuscivan solo a bucare i suoi buchi. A che scopo cannoneggiare il caos? Ed i reggimenti, avvezzi alle più selvagge visioni della guerra, guardavano con occhio inquieto quella specie di ridotta, belva, cinghiale ispido ed enorme montagna.
      A un quarto di lega di là, se qualcuno, dall'angolo di via del Tempio che sbocca sul boulevard vicino al Serbatoio, si fosse coraggiosamente sporto col capo in fuori dalla punta formata dalla facciata del magazzino Dallemagne, avrebbe scorto in lontananza, al di là del canale, nella via che sale le pendici di Belleville, e proprio nel punto culminante della salita, una strana muraglia che raggiungeva il secondo piano delle case di destra e quelle di sinistra come se la via avesse da sé ripiegato il suo più alto muro, per chiudersi bruscamente.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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