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      Nessuno spreco di polvere; quasi tutti i colpi coglievano il bersaglio. V'era qualche cadavere qua e là e parecchie pozze di sangue sul lastrico. Mi ricordo d'una farfalla bianca che andava e veniva nella via: l'estate non abdica.
      Nelle adiacenze, i vani dei portoni erano ingombri di feriti.
      Là tutti si sentivan presi di mira da qualcuno che non si vedeva e si capiva che la via era sotto il tiro della barricata in tutta la sua lunghezza.
      Ammassati dietro una specie di schiena d'asino formata all'ingresso del sobborgo del Tempio dal ponte a tutto sesto del canale, i soldati della colonna d'attacco osservavano, gravi e raccolti, quella ridotta funesta, l'impassibile immobilità da cui usciva la morte. Qualcuno di essi strisciava sul ventre fino alla sommità del ponte, avendo cura che il berretto peloso non spuntasse al di sopra di quella linea.
      Il coraggioso colonnello Monteynard stava dinanzi a quella barricata con un moto d'ammirazione. Come è costruita!, diceva a un rappresentante. Non una pietra che sporga sull'altra: è porcellana. In quel momento una palla gli spezzò la croce sul petto, e cadde.
      «Vigliacchi» si diceva. «Ma si lascino vedere, dunque! Non osano farlo! Si nascondono!» La barricata del sobborgo del Tempio, difesa da ottanta uomini e assalita da diecimila, resisté tre giorni; al quarto, si fece come a Zaatcha e a Costantina: vennero praticate brecce nelle case, vennero scalati i tetti e la barricata fu presa. Non uno degli ottanta vigliacchi pensò a fuggire; tutti vennero uccisi sul posto, all'infuori del capo, Barthélemy, del quale parleremo fra poco.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Tempio Monteynard Tempio Zaatcha Costantina Barthélemy