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      Nella sala a terreno rimasero soltanto Mabeuf sotto il suo lenzuolo nero e Javert legato al palo.
      «Questa è la sala dei morti,» disse Enjolras.
      Nell'interno di quella sala, a mala pena illuminata da una candela, proprio in fondo, la tavola mortuaria rimaneva dietro il palo come una sbarra orizzontale, di modo che una specie d'incerta croce grandissima risultava da Javert in piedi e da Mabeuf coricato.
      Il timone dell'omnibus, sebbene troncato dalla fucileria, era ancora abbastanza ritto perché ci si potesse attaccare una bandiera. Ed Enjolras, che aveva la qualità dei capi, di far sempre quel che diceva, legò a quell'asta la giubba nera e insanguinata del vecchio ucciso.
      Non era più possibile alcun pasto, poiché non v'erano né pane né carne.
      I cinquanta uomini della barricata, dopo sedici ore ch'eran lì, avevano rapidamente esaurito le magre provviste della taverna. Ad un dato momento, ogni barricata che resista diventa inevitabilmente la zattera della Medusa; e bisognò rassegnarsi alla fame. Erano le prime ore di quella giornata spartana del 6 giugno in cui, nella barricata Saint-Merry, Jeanne, circondato da insorti che chiedevano pane, rispondeva a tutti quei combattenti che gridavano: «Da mangiare!» «Perché? Sono le tre: alle quattro saremo morti.»
      Siccome non si poteva mangiare, Enjolras proibì di bere. Vietò il vino e mise a razione l'acquavite.
      Nella cantina eran state trovate una quindicina di bottiglie piene, ermeticamente suggellate. Enjolras e Combeferre le esaminarono e, quando risalì, Combeferre disse: «Provengono dal vecchio fondaco di papà Hucheloup, che prima era droghiere». E Bossuet osservò: «Dev'essere vino vero.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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