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      Quella frase sprigionava dalla penosa nube delle ansietà individuali il pensiero di tutti. E un'entusiastica acclamazione l'accolse.
      Non si seppe mai il nome di colui che aveva parlato così; era un operaio sconosciuto, un ignoto, un dimenticato, un viandante eroe, quel grande anonimo che sempre si trova congiunto alle crisi umane ed alle genesi sociali che, in un dato momento, dice in un modo definitivo la frase decisiva e svanisce nelle tenebre, dopo aver rappresentato per un attimo, nel bagliore d'un lampo, il popolo e Dio.
      Quell'inesorabile risoluzione era tanto nell'aria del 6 giugno 1832, che, quasi nella stessa ora, nella barricata di Saint-Merry, gli insorti gettavano quel grido rimasto storico e ricordato al processo: «Vengano o no in nostro soccorso, non importa! Facciamoci uccidere qui fino all'ultimo.»
      Come si vede, le due barricate, benché materialmente isolate, comunicavano fra loro.
      IV • CINQUE DI MENO, UNO DI PIÙ
      Dopo che l'uomo, il quale decretò «la protesta dei cadaveri», ebbe parlato e data la formula dell'animo comune, da tutte le bocche uscì un grido stranamente soddisfatto e terribile, funebre per il significato, trionfale per l'accento:
      «Viva la morte! Restiamo qui tutti!»
      «Perché tutti?» chiese Enjolras.
      «Tutti! Tutti!»
      Enjolras riprese:
      «La posizione è buona e la barricata è bella: trenta uomini bastano. Perché sacrificarne quaranta?»
      Essi ribatterono:
      «Perché non ve ne sarà uno che voglia andarsene.»
      «Cittadini!» gridò Enjolras (e aveva nella voce una vibrazione quasi irritata), «la repubblica non è abbastanza ricca di uomini per fare spese inutili.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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