Povero bimbo! Me lo ricordo e mi par di vederlo, quando lo posero, nudo, sul tavolo anatomico, colle costole che risaltavano sotto la pelle, come le fosse sotto l'erba d'un cimitero. Gli trovarono una specie di fango nello stomaco e sotto i denti aveva la cenere. Orsù! Facciamo un esame di coscienza e prendiamo consiglio dal nostro cuore. Le statistiche constatano che la mortalità dei fanciulli abbandonati è del cinquanta per cento. Lo ripeto: si tratta delle mogli, si tratta delle madri, delle fanciulle, dei marmocchi. Vi parlo forse di voi? Si sa bene quel che siete, si sa bene che siete tutti coraggiosi, perbacco! Che tutti voi avete nell'anima la gioia e la gloria di dare la vita per la grande causa; che vi sentite eletti a morire utilmente e magnificamente, e che ognuno di voi ci tiene alla sua parte di trionfo. Ma non siete soli, in questo mondo, vi sono altri esseri ai quali bisogna pensare. Non si deve esser egoisti.»
Tutti chinarono il capo, con aria cupa.
Strane contraddizioni del cuore umano nei suoi più sublimi momenti! Combeferre, che parlava così, non era orfano, si ricordava della madre degli altri e dimenticava la propria; stava per farsi uccidere. Era un «egoista».
Mario, digiuno, febbricitante, uscito successivamente da tutte le speranze, incagliato nel dolore, il più sinistro dei naufragi, saturo di violente commozioni e sentendo avvicinarsi la morte, s'era sempre più sprofondato in quell'allucinato stupore che precede sempre l'ora fatale, volontariamente accettata.
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