«È vero,» diceva un giovane ad un uomo fatto «tu sei padre di famiglia. Vattene.» «Tocca a te, piuttosto,» rispondeva l'uomo: «tu hai due sorelle a tuo carico.» Ed una lotta incredibile s'accese; era una gara a non lasciarsi mettere fuori dalla tomba.
«Affrettiamoci,» disse Courfeyrac; «fra un quarto d'ora non saremo più in tempo.»
«Cittadini,» continuò Enjolras «questa è la repubblica e vi regna il suffragio universale. Indicate voi stessi coloro che debbono andarsene.»
Fu ubbidito. In capo a pochi minuti, cinque uomini venivano unanimemente designati e uscivan dalle file.
«Sono cinque!» esclamò Mario.
V'erano solo quattro uniformi.
«Ebbene,» ripresero i cinque «bisogna che uno rimanga.»
E si riaccese la gara a rimanere e a trovare negli altri i motivi perché non rimanessero, ricominciò la generosa disputa
«Tu hai una moglie che t'ama.» «E tu hai la mamma vecchia.» «Tu non hai né babbo né mamma: che sarà dei tuoi tre fratellini?» «Tu sei padre di cinque figli.» «E tu hai il diritto di vivere; hai diciassette anni, è troppo presto.»
Quelle grandi barricate rivoluzionarie erano luoghi d'appuntamento degli eroismi. L'inverosimile vi appariva semplice e nessuno di quegli uomini stupiva dell'altro.
«Fate presto,» ripeteva Courfeyrac.
Dai gruppi si gridò a Mario:
Indicate voi quello che deve rimanere.
«Sì,» dissero i cinque. «Scegliete, e ubbidiremo.»
Mario non credeva più alla possibilità d'una emozione; eppure a quella idea di scegliere un uomo per la morte, tutto il sangue gli rifluì al cuore, e sarebbe impallidito, se avesse potuto impallidire ancora.
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