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      Avanzò verso i cinque che gli sorridevano, ognuno dei quali, collo sguardo pieno di quella gran fiamma visibile in fondo alla storia sulle Termopili, gli gridò:
      «Io! Io! Io!»
      E Mario, nel suo stupore, li contò: erano sempre cinque. Poi il suo sguardo si chinò sulle quattro uniformi.
      In quel momento una quinta cadde, come dal cielo, sulle altre quattro.
      Il quinto uomo era salvo.
      Jean Valjean era entrato in quel punto nella barricata. Sia per informazioni assunte, sia per istinto, sia per caso, era giunto dalla viuzza Mondétour e, grazie alla sua divisa di guardia nazionale, era passato facilmente.
      La vedetta collocata dagli insorti in via Mondétour, non doveva affatto dare l'allarme per una sola guardia nazionale; e l'aveva lasciata entrare nella via, dicendo fra sé che, probabilmente, era un rinforzo o, alla peggio, un prigioniero. Il momento era troppo grave perché la sentinella potesse distrarsi dal suo dovere e dal suo posto d'osservazione.
      Nel momento in cui Jean Valjean era entrato nella ridotta, nessuno l'aveva notato, essendo tutti gli sguardi fissi sui cinque scelti e sulle quattro uniformi. Quanto a Valjean, aveva visto ed inteso e, silenziosamente, s'era svestito della giubba e l'aveva buttata sul mucchio delle altre.
      La commozione fu indescrivibile.
      «Chi è quest'uomo?» chiese Bossuet.
      «È un uomo che salva altri uomini,» rispose Combeferre.
      E Mario aggiunse, con voce grave:
      «Lo conosco io.»
      Quella cauzione bastava per tutti. Enjolras si volse verso Valjean:
      «Siate il benvenuto, cittadino.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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