Coraggio, e avanti! Dove siamo rivolti, cittadini? Alla scienza fatta governo, alla forza delle cose divenuta sola forza pubblica, alla legge naturale, con la sanzione e la penalità in se stessa promulgantesi a mezzo dell'evidenza, a un sorgere di verità simile a quello del sole. Siamo diretti all'unione dei popoli, alla unità degli uomini. Non più finzioni, non più parassiti: il reale governato dal vero, ecco lo scopo. La civiltà terrà le sue assisi nel vertice dell'Europa e, più tardi, nel centro dei continenti, in un gran parlamento dell'intelligenza. Qualche cosa di simile s'è già visto; gli anfizioni tenevano due sedute all'anno, l'una a Delfo, luogo degli dei, l'altra alle Termopili, luogo degli eroi. L'Europa avrà i suoi anfizioni, la terra anche; e la Francia porta questo sublime avvenire nel grembo. È la gestazione del secolo decimonono: quello che la Grecia aveva abbozzato è ben degno d'essere compiuto dalla Francia. Ascoltami, o Feuilly, coraggioso operaio, uomo del popolo e dei popoli: io ti venero. Sì, tu vedi chiaramente nei tempi futuri; sì, hai ragione. Tu, Feuilly, non avevi padre né madre ed hai adottato per madre l'umanità, per padre il diritto; stai per morire qui, ossia per trionfare. Cittadini, qualunque cosa avvenga oggi, attraverso la nostra disfatta come attraverso la nostra vittoria, stiamo per fare una rivoluzione. Nello stesso modo che gli incendi rischiarano tutta la città, le rivoluzioni illuminano il genere umano intero. E quale rivoluzione faremo?
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