«Vi autorizzo a conciarli per le feste.»
Intanto Enjolras, sempre fermo alla sua merlatura, coll'orecchio teso stava in osservazione.
Gli assalitori, certamente poco soddisfatti della cannonata a palla, non l'avevano ripetuta. Una compagnia di fanteria era venuta ad occupare l'estremità della via, dietro il pezzo; ed i soldati avevano disselciato anche essi la via, costruendo colle pietre un muretto basso, una specie di parapetto che non superava certo i diciotto pollici d'altezza e che fronteggiava la barricata. All'angolo di sinistra di quel parapetto, si vedeva la testa di colonna d'un battaglione del circondario, ammassato in via Saint-Denis.
Enjolras, in ascolto, credette distinguere il rumore particolare quando dai cassoni vengono levate le cariche a mitraglia; e vide il capo pezzo cambiare il puntamento e inclinare leggermente la bocca del cannone a sinistra. Poi i cannonieri si misero a caricare il pezzo, e il capo in persona, afferrata la miccia, l'accostò al focone.
«Abbassate la testa e tiratevi lungo il muro!» gridò Enjolras. «Tutti in ginocchio lungo la barricata!»
Gli insorti, sparsi davanti alla taverna, perché avevano lasciato il loro posto di combattimento all'arrivo di Gavroche, si gettarono di corsa, alla rinfusa, verso la barricata; ma prima che l'ordine di Enjolras fosse eseguito, avvenne la scarica, con il rantolo spaventoso dei colpi di mitraglia. Ed era tale infatti.
La scarica era stata diretta sull'apertura della ridotta e, rimbalzando sul muro, aveva fatto colle schegge rimbalzate due morti e tre feriti.
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