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      Questi sintomi generali, che si manifestavano nel momento in cui si credeva localizzata la sommossa, questa febbre di collera che tornava a salire, queste faville che volavano qua e là al disopra di quelle profonde masse di combustibile che sono i sobborghi di Parigi, tutto questo complesso inquietò i capi militari. Si affrettarono a spegnere quei principî d'incendio; rimandarono a quando fossero stati soffocati quei crepitii l'attacco delle barricate Maubuée, di via Chanvrerie e di Saint-Merry, allo scopo di avere a che fare solo con esse e di finire tutto in un colpo solo; lanciarono colonne di truppa nelle vie in subbuglio, spazzando le grandi e scandagliando le piccole, a destra e a sinistra, ora con precauzione e lentamente, ora a passo di carica. La truppa sfondava le porte delle case dalle quali si era sparato, e, contemporaneamente, le evoluzioni della cavalleria disperdevano i crocchî dei viali. Tale repressione non poté esser compiuta senza rumore, senza quel particolare, tumultuoso fragore degli urti fra esercito e popolo; ed eran quei rumori che Enjolras, negli intervalli della cannonata e della fucileria, aveva sorpresi. Oltre a ciò, aveva visto all'estremità della via passare alcuni feriti sulle barelle, ed aveva detto a Courfeyrac: «Quei feriti non provengono da noi.»
      La speranza durò poco. Il bagliore s'eclissò presto e, in meno di mezz'ora, quel ch'era nell'aria svanì; fu come un lampo senza fulmine, e gli insorti sentirono ricadere su di essi quella specie di cappa di piombo che l'indifferenza del popolo butta sugli ostinati abbandonati.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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