Quale che sia la strana tranquillità interiore, di cui abbiamo parlato testé, non per questo la barricata cessa d'essere una visione per coloro che vi son dentro.
V'è nelle guerre civili un'apocalisse; tutte le nebbie dell'ignoto avvolgono quelle selvagge fiamme, le rivoluzioni sono sfingi, e chiunque abbia attraversato una barricata crede di esser passato per un sogno.
Abbiamo già indicato a proposito di Mario che cosa si provi in quei luoghi, e ne vedremo le conseguenze: è più e meno della vita. Usciti che si sia da una barricata, non si sa più quel che vi si è visto. Si è stati terribili e lo si ignora; si è stati circondati da idee combattenti, che avevano una faccia umana; si è avuta la testa nella luce futura. V'eran là cadaveri stesi e fantasmi in piedi; le ore erano enormi e parevano un'eternità. Si è vissuti nella morte, si son viste passare ombre. Di che si trattava? Si sono viste mani sulle quali scorreva il sangue; e, se v'era uno spaventoso rumore assordante, v'era pure uno spaventoso silenzio: v'eran bocche aperte che gridavano, e bocche aperte che tacevano. Si era nel fumo, nelle tenebre, forse. Si crede d'esser giunti allo stillicidio sinistro di profondità ignote: si guarda qualche cosa di rosso che si ha nelle unghie.
Non si ricorda più.
Torniamo a via Chanvrerie.
Ad un tratto, fra due scariche, si sentì il suono lontano d'un'ora che suonava.
«È mezzogiorno,» disse Combeferre.
I dodici colpi non erano finiti di suonare, che Enjolras si rizzò in piedi e gettò dall'alto della barricata questo grido tonante:
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Mario Chanvrerie Combeferre Enjolras
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