«Portate le pietre in casa, al primo piano; ponetele sui davanzali delle finestre e degli abbaini. Metà degli uomini ai fucili, l'altra metà alle pietre. Non v'è tempo da perdere.»
Un plotone di zappatori pompieri, colla scure appoggiata alla spalla, era comparso in ordine di battaglia all'estremità della via. Non poteva trattarsi che d'una testa di colonna: e di quale? Evidentemente, quella d'attacco, dal momento che gli zappatori pompieri incaricati di demolire la barricata dovevan sempre precedere i soldati incaricati di scalarla.
Si stava evidentemente per giungere a quel momento che il signor Clermont Tonnerre, nel 1822, chiamava «il colpo di collare».
L'ordine d'Enjolras fu eseguito con quella rapidità corretta particolare alle navi e alle barricate, i soli due luoghi di combattimento dai quali sia impossibile l'evasione. In meno d'un minuto, i due terzi delle pietre che Enjolras aveva fatto ammucchiare davanti alla porta di Corinto furono portati al primo piano e in solaio e, prima che il secondo minuto fosse trascorso, quelle pietre, disposte artisticamente l'una sull'altra, muravano fino a metà altezza la finestra del primo piano e gli abbaini del solaio. Alcuni intervalli, praticati con cura da Feuilly, principale costruttore, potevan lasciar passare le canne dei fucili; e quell'armamento delle finestre poté esser fatto con tanta maggior facilità, in quanto la mitraglia era cessata. I due cannoni, ora, tiravano a palla sul centro dello sbarramento, per farvi un'apertura e, se fosse stato possibile, una breccia per l'assalto.
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