» Ecco il perché, del freddo profondo che accoglie in certe ore, le magnanime avanguardie del genere umano.
D'altronde l'utopia, conveniamone, esce dalla sua sfera di luce per far la guerra: essa, la verità del domani, prende a prestito il suo procedimento, la battaglia, dalla menzogna d'ieri. Essa, l'avvenire, agisce come il passato; essa, l'idea pura, diventa via di fatto, e complica il suo eroismo con una violenza della quale è giusto che abbia a rispondere: violenza d'occasione e d'espedienti, contraria ai principî, e della quale essa viene fatalmente punita. L'utopia insurrezione combatte col vecchio codice militare alla mano; fucila le spie, giustizia i traditori, sopprime esseri viventi e li getta nelle ignote tenebre; cosa grave, essa si serve della morte. Sembra che l'utopia non abbia fede nella luce, ch'è la sua forza irresistibile ed incorruttibile. Colpisce colla spada: ora, nessuna spada è semplice, ma ha due tagli; e chi ferisce coll'uno si ferisce coll'altro.
Fatta questa riserva, con tutta la severità, ci è impossibile non ammirare, riescano essi o no, i gloriosi combattenti dell'avvenire, i confessori dell'utopia. Perfino quando abortiscono, sono venerabili e, forse, hanno nell'insuccesso una maggiore maestà. La vittoria, quando avvenga secondo il progresso, merita l'applauso dei popoli; ma una disfatta eroica merita la loro tenerezza. Se l'una è magnifica, l'altra è sublime; e per noi, che preferiamo il martirio al successo, John Brown è più grande di Washington, come Pisacane è più grande di Garibaldi.
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John Brown Washington Pisacane Garibaldi
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