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      Codeste insurrezioni per il progresso falliscono sovente; ne abbiamo detto il perché. La folla è restìa a lasciarsi trascinare dai paladini; quelle masse pesanti che sono le moltitudini, fragili appunto per la loro pesantezza, temono le avventure. E, nell'ideale, v'è l'avventura.
      Non si dimentichi, del resto, che gli interessi, poco amici dell'ideale e del sentimento, sono sempre presenti, e che talvolta lo stomaco paralizza il cuore.
      La grandezza della Francia sta nel metter meno pancia degli altri popoli così che può più facilmente legarsi la corda alle reni. È la prima a svegliarsi e l'ultima ad addormentarsi; va sempre avanti e investiga. Perché è artista.
      L'ideale non è che il punto culminante della logica, allo stesso modo che il bello non è che la cima del vero. Quindi, i popoli artisti sono anche conseguenti: amare il bello, significa voler la luce. Per questo la fiaccola dell'Europa, ossia della civiltà, è stata portata dapprima dalla Grecia, che l'ha passata all'Italia, la quale l'ha passata alla Francia. Oh, divini popoli esploratori! Vitae lampada tradunt.
      Cosa mirabile, la poesia d'un popolo è l'elemento del suo progresso: la quantità di civiltà si misura dalla quantità d'immaginazione. Però, un popolo civilizzatore deve serbarsi maschio. Corinto, sì; Sibari, no. Chi si effemmina, s'imbastardisce. Non si deve essere né dilettante né virtuoso; bisogna essere artista; infatti, in materia di civiltà, non bisogna raffinare, ma sublimare. A questa condizione si dà al genere umano il modello dell'ideale.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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