«Certi osservano le regole dell'onore come si osservano le stelle, molto di lontano.»
L'interno della barricata era talmente seminato di cartucce lacerate, che si sarebbe detto vi fosse nevicato.
Gli assalitori avevan dalla loro il numero, ma gli insorti avevano il vantaggio della posizione; erano sopra un muro e fulminavano a bruciapelo i soldati, i quali inciampavano nei morti e nei feriti e rimanevano impacciati sulla scarpata. Quella barricata, coś costruita e mirabilmente rinforzata, era veramente una di quelle posizioni in cui un pugno di uomini tiene in iscacco una legione. Pure, ingrossandosi sempre e rinforzandosi sotto la pioggia di palle, la colonna d'attacco si riavvicinava inesorabilmente ed ormai, a poco a poco, passo passo, ma con certezza, l'esercito stringeva la barricata come la vite il torchio. Gli assalti si succedettero e l'orrore anḍ crescendo.
Allora esplose su quel cumulo di pietre, in quella via Chanvrerie, una lotta degna delle mura di Troia. Quegli uomini sparuti, cenciosi e stanchi, che non avevano mangiato da ventiquattr'ore, che non avevano dormito, con soli pochi colpi da tirare, che si palpavan le tasche vuote di cartucce, quasi tutti feriti, colla testa o un braccio fasciato con una benda piena di chiazze nerastre, e che avevan nei panni dei fori dai quali colava il sangue, armati ś e no di cattivi fucili e di vecchie sciabole dentellate, divennero altrettanti Titani. La barricata fu dieci volte avvicinata, assalita e scalata, ma non fu presa.
Per farsi un'idea di quella lotta, bisognerebbe immaginarsi di dar fuoco a una somma di coraggi terribili e di stare a guardare l'incendio.
| |
Chanvrerie Troia Titani
|