Dal coccio risale all'anfora, o alla bocca; riconosce da una impronta d'unghie sopra una pergamena la differenza che separa il giudeo della Judergasse da un giudeo del Ghetto; ritrova in quel che resta quel che è stato, il bene, il male, il falso, il vero, la macchia di sangue del palazzo, lo sgorbio d'inchiostro della caverna, la goccia di sego del lupanare, le prove subite, le tentazioni benvenute, le orge vomitate, la piega che hanno formato i caratteri, nell'abbassarsi, la traccia della prostituzione nelle anime che ne eran rese capaci dalla loro grossolanità e, sul camiciotto dei facchini di Roma, l'impronta della gomitata di Messalina.
III • BRUNESEAULa fogna di Parigi, nel medio evo, era leggendaria. Nel sedicesimo secolo Enrico II tentò uno scandaglio, che abortì; e meno di cent'anni fa la cloaca (lo attesta Mercier) era abbandonata a se stessa e diventava quel che poteva.
Siffatta era la vecchia Parigi, in preda alle dispute, alle indecisioni e ai ciechi tentativi; e così sciocca fu a lungo, finché, più tardi, l'89 mostrò in qual modo le città possano diventare spiritose. Ma, nel buon tempo andato, la capitale aveva poco sale in zucca; non sapeva fare i suoi affari né moralmente né materialmente, e non era più capace di spazzare le immondizie, di quanto non lo fosse di spazzare gli abusi. Tutto era ostacolo, tutto costituiva dubbio. La fogna, per esempio, era refrattaria a qualsiasi itinerario, e non era possibile orientarsi nella sua viabilità, più che non lo fosse comprendersi in città: in alto l'inintelligibile, in basso l'inestricabile; sotto la confusione delle lingue v'era quella dei condotti, Dedalo accresceva Babele.
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