Pagina (1634/1886)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Bruneseau avvicinò la sua lanterna ed esaminò quel brandello. Era di batista finissima e in uno degli angoli meno roso degli altri si distingueva una corona araldica, ricamata sopra queste sette lettere: lavbesp; la corona era marchionale e le sette lettere significavano Laubespine. Si riconobbe in quello che i fognaioli avevan sotto gli occhi un brandello del lenzuolo funebre di Marat. Questi, nella sua giovinezza, aveva avuto parecchi amori, allorché faceva parte della casa del conte d'Artois, in qualità di medico degli staffieri; e di quegli amori, storicamente constatati, con una grande signora, gli era rimasto quel lenzuolo, ricordo o relitto. Alla morte di lui, essendo quel lenzuolo l'unico capo di biancheria un po' fine che vi fosse in casa sua, ve l'avevano sepolto dentro. Alcune vecchie vi avevan fasciato per la tomba, in quella fascia che aveva ravvolto la voluttà, il tragico Amico del Popolo.
      Bruneseau passò oltre; e quel cencio venne lasciato dove si trovava, senza che si pensasse di distruggerlo. Fu disprezzo o rispetto? Marat li meritava entrambi; eppoi, il destino s'era sufficientemente impresso, perché si esitasse a porvi mano. Del resto, bisogna lasciare alle cose del sepolcro la pace che esse si scelgono. Tutto sommato, la reliquia era strana: una marchesa vi aveva dormito e Marat vi era imputridito; essa aveva attraversato il Pantheon, per far capo ai topi della chiavica. Quel brandello d'alcova, di cui Watteau avrebbe un tempo disegnato gaiamente tutte le pieghe, aveva finito per diventare degno dello sguardo fisso di Dante.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Laubespine Marat Artois Amico Popolo Marat Pantheon Watteau Dante