Parigi è costruita sopra un giacimento stranamente ribelle alla vanga, alla marra, allo scandaglio, al maneggio da parte dell'uomo; non v'è nulla di più difficile da forare e d'attraversare di quella formazione geologica a cui si sovrappone quella meravigliosa formazione storica che si chiama Parigi. Non appena, sotto una qualsiasi forma, s'inizî e si avventuri il lavoro in quello strato alluvionale, abbandona le resistenze sotterranee. Sono argille liquide, sorgenti vive, rocce compatte, melme tenere e profonde, di quelle che la scienza particolare chiama mostarde; il piccone avanza a stento nelle lastre calcaree, alternate a sottili strati d'argilla e sedimenti schistosi, dalle làmine incrostate di gusci d'ostriche contemporanee degli oceani preadamitici. Talvolta, un corso d'acqua sfonda bruscamente qualche vôlta incominciata e inonda i lavoratori; oppure si tratta d'una colata di sabbia calcarea, che s'apre la via e s'abbatte colla furia d'una cateratta, infrangendo come vetro le più grosse travi di sostegno. Recentissimamente, alla Villette, quando divenne necessario far passare il canale collettore della fogna sotto quello Saint-Martin, senza interrompere la navigazione e senza vuotare il canale, essendosi prodotta una fessura nel fondo, l'acqua irruppe subitamente nel cantiere sotterraneo, superando assai la potenza delle pompe idrovore; bisognò far cercare da un palombaro la fenditura, che si trovava all'imboccatura del gran bacino, e otturarla, non senza fatica. Altrove, vicino alla Senna, ed anche piuttosto lontano dal fiume, come per esempio a Belleville, nella Grande Rue e al passaggio Lunière, s'incontrano sabbie senza fondo, in cui si sprofonda e dove un uomo può essere inghiottito a vista d'occhio; aggiungete l'asfissia operata dai miasmi, il seppellimento prodotto dalle frane, i subitanei scoscendimenti; aggiungete il tifo, che i lavoratori assorbono lentamente.