Là, dunque, si sarebbe inevitabilmente trovato bloccato fra il muro a picco, a destra, il fiume, a sinistra e in faccia, l'autorità alle calcagna.
È vero che il margine di quella riva era mascherato allo sguardo da un cumulo di rottami, prodotti da chissà quale demolizione; ma poteva quell'uomo sperare di nascondersi utilmente dietro quel mucchio di calcinacci, che bastava girare? L'espediente sarebbe stato puerile e, certo, egli non vi pensava: l'innocenza dei ladri non giunge a quel punto.
Il mucchio di rottami formava sulla riva una specie d'eminenza, che si prolungava come un promontorio fino alla muraglia del lungo Senna. L'uomo pedinato giunse a quella collinetta e la sorpassò, di modo che cessò d'essere scorto dall'altro.
Costui, non vedendo, non era veduto; ne approfittò per abbandonare ogni dissimulazione e camminare in fretta. In pochi istanti giunse al mucchio di rottami e gli girò intorno. Là, si fermò, stupefatto: l'uomo al quale dava la caccia non c'era più. Eclisse totale dell'uomo dal camiciotto.
A partire dal monticello di calcinacci, la riva non aveva certo più di trenta passi di lunghezza, poi si cacciava sotto l'acqua che veniva a lambire il muro del lungo Senna. Il fuggitivo non avrebbe dunque potuto gettarsi nella Senna o scalare il muraglione senz'esser visto da colui che lo seguiva. Che era stato di lui?
L'uomo dalla finanziera abbottonata si diresse all'estremità della riva e vi rimase un momento pensieroso, coi pugni stretti e lo sguardo indagatore. Ad un tratto, si batté la fronte; aveva scorto in quell'istante, nel punto in cui finiva la terra e incominciava l'acqua, un'inferriata larga e bassa, foggiata ad arco nella parte superiore, munita d'una grossa serratura e di tre arpioni massicci.
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Senna Senna Senna
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