Un grumo di sangue s'era raccolto nel nodo della cravatta; la camicia penetrava nelle ferite e il panno della giubba sfregava contro i tagli aperti della carne viva. Valjean, scostando colla punta delle dita le vesti, gli pose la mano sul petto: il cuore batteva ancora. Allora egli lacerò la propria camicia, fasciò le ferite meglio che gli fu possibile e fermò il sangue che colava; poi, chinandosi in quella semioscurità su Mario sempre privo di conoscenza e quasi senza respiro, lo guardò con un inesprimibile odio.
Nello scostare gli abiti di Mario, egli aveva trovato nelle tasche due cose, il pane messo lì e dimenticato fin dal giorno prima e il portafogli di Mario. Mangiò il pane ed aperse il portafogli; sulla prima pagina, trovò le tre righe scritte da Mario, che il lettore ricorderà:
«Mi chiamo Mario Pontmercy. Portate il mio cadavere da mio nonno, signor Gillenormand, via Filles du Calvaire, numero 6, al Marais».
Valjean lesse, alla luce dello spiraglio, quelle tre righe e rimase un momento come assorto in se stesso, ripetendo a bassa voce: «Filles du Calvaire, numero sei, signor Gillenormand.» Poi rimise il portafogli nella tasca di Mario. Aveva mangiato, e gli eran tornate le forze; riprese Mario sulle spalle, ne appoggiò accuratamente il capo sulla spalla destra e si rimise a scendere la fogna.
La Cloaca Grande, diretta secondo la linea di massima pendenza della valle di Ménilmontant, ha quasi due leghe di lunghezza ed è selciata per un notevole tratto del suo percorso.
Questa torcia del nome delle vie parigine, colla quale illuminiamo per il lettore il percorso sotterraneo, Jean Valjean non l'aveva; nulla gli diceva quale zona della città stesse attraversando, né quale tragitto compiendo.
| |
Mario Mario Mario Mario Mario Pontmercy Gillenormand Filles Calvaire Marais Calvaire Gillenormand Mario Mario Cloaca Grande Ménilmontant Jean Valjean
|