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      Ebbene, chi se ne stropiccia? È una carogna, o bella! Chi ha ucciso quell'uomo? Parigi. E la giustizia non apre nemmeno l'istruttoria. Hai fatto bene.»
      Più Thénardier era loquace e più Valjean stava zitto. Thénardier gli toccò nuovamente la spalla.
      «Ed ora, concludiamo l'affare: dividiamo. Hai visto la mia chiave, fammi vedere i tuoi denari.»
      Thénardier era torvo, selvaggio, losco, un po' minaccioso, ma sempre amichevole.
      Una cosa era strana; il modo di fare di Thénardier non era chiaro. Non aveva l'aria d'essere a suo agio; pur non affettando misteri, parlava sottovoce e di tanto in tanto si poneva un dito sulle labbra e mormorava: «Sst!» sebbene fosse difficile indovinare il perché, dal momento che non v'erano altri all'infuori di loro due. Valjean pensò che, forse, altri banditi fossero nascosti in qualche recesso, non molto lontano, e che Thénardier non ci tenesse a far loro parte del bottino.
      Thénardier riprese:
      «Basta. Che cosa aveva il parigino nelle tasche?»
      Jean Valjean si frugò indosso. Come il lettore ricorderà, era sua abitudine aver sempre in tasca del denaro; la sinistra vita d'espedienti alla quale era condannato glielo imponeva. Pure, stavolta veniva preso alla sprovvista. La sera prima, nell'indossare l'uniforme da guardia nazionale, aveva dimenticato, tanto era assorto nella sua tristezza, di prendere seco il portafogli e aveva solo poche monete nel taschino del panciotto: una trentina di franchi in tutto. Rovesciò la tasca, tutta inzuppata di fango, e depose sulla banchina del fondo un luigi d'oro, due monete da cinque franchi e cinque o sei soldoni.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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