Thénardier sporse il labbro inferiore con un significativo torcicollo.
«L'hai ammazzato per poca cosa,» disse.
E si mise a palpeggiare, con tutta familiarità, le tasche di Valjean e quelle di Mario; Valjean, preoccupato soprattutto di volgere le spalle alla luce, lasciò fare. Mentre maneggiava la giubba di Mario, Thénardier, con destrezza da prestigiatore, trovò il modo di lacerarne, senza che Valjean se ne accorgesse, un pezzettino, che nascose sotto il camiciotto, pensando che quel pezzo di stoffa avrebbe potuto servirgli in seguito per riconoscere l'uomo assassinato e l'assassino. Del resto, non trovò altro che i trenta franchi.
«È vero,» disse; «uno sull'altro, non avete che questi quattrini.»
E, dimenticando la sua frase: Facciamo a mezzo, prese tutto. Esitò un poco davanti ai soldoni; ma, dopo averci pensato su, prese anche quelli, brontolando:
«Non importa! Questo si chiama accoltellare la gente troppo a buon mercato.»
Fatto questo, trasse di nuovo di sotto al camiciotto la chiave.
«Ed ora, amico, bisogna che tu esca,» disse. «Qui è come alla fiera; si paga all'uscita. Hai pagato, esci.»
E si mise a ridere.
Nel portare ad un ignoto l'aiuto di quella chiave e facendo uscire da quella porta un altro, all'infuori di sé, aveva egli l'intenzione pura e disinteressata di salvare un assassino? Ci permettiamo di dubitarne.
Thénardier aiutò Valjean a riporsi Mario sulle spalle, poi si diresse verso l'inferriata sulla punta dei piedi nudi, facendo cenno a Valjean che lo seguisse. Guardò fuori, si pose il dito sulle labbra e rimase qualche secondo come sospeso; fatta l'ispezione, ficcò la chiave nella serratura.
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