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      Non tutto era certo, nella consegna data dallo stato al funzionario? Potevano esservi vicoli ciechi nel dovere? Come mai? Era reale tutto ciò? Era vero che un vecchio bandito, curvo sotto le condanne, potesse risollevarsi e finire coll'aver ragione? Era credibile? E v'eran dunque casi in cui la legge doveva tirarsi indietro, di fronte al delitto trasfigurato, e balbettare le sue scuse?
      Sì, era vero, Javert lo vedeva! Javert lo toccava con mano! E non solo non poteva negarlo, ma vi prendeva parte egli stesso. Quelle erano realtà; ed era vergognoso che fatti reali potessero giungere ad una simile deformazione.
      Se i fatti facessero il loro dovere, si limiterebbero ad essere le prove della legge. Ora, i fatti li manda Iddio; l'anarchia stava dunque per scendere di lassù?
      Dunque (e, nell'ingrandimento dell'angoscia e nell'illusione ottica della costernazione, tutto ciò che avrebbe potuto limitare e correggere la sua impressione si cancellava, mentre la società e il genere umano e l'intero universo si riassumevano ormai ai suoi sguardi in un lineamento semplice e orrendo), dunque la penalità, il giudizio, la forza della legislazione, le sentenze delle corti supreme, la magistratura, il governo, la prevenzione e la repressione, la saviezza ufficiale, l'infallibilità legale, il principio d'autorità, tutti i dogmi sui quali riposa la sicurezza politica e civile, sovranità, giustizia, la logica scaturente dal codice, l'assoluto sociale, la verità pubblica; tutto ciò, dunque, era infranto, ammasso, caos; ed egli stesso, Javert, spia dell'ordine, incorruttibilità al servizio della polizia, provvidenza-molosso della società, era vinto ed atterrato.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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