È una grave infrazione che un gendarme, il quale dovrebbe serbare il segreto, ripeta quello che ha sentito nel gabinetto del giudice istruttore;
«Decimo: la signora Henry è una donna dabbene e la sua cantina è molto ben tenuta; ma è brutto che una donna possa comunicare colla guardina degli arrestati in segregazione. È indegno della Conciergerie di una grande civiltà.»
Javert scrisse quelle righe colla sua calligrafia più calma e più corretta, non omettendo una virgola, e facendo risolutamente stridere la carta sotto la penna. Poi, sotto l'ultima riga, firmò:
«javert, Ispettore di prima classe.
«Dal posto di piazza Châtelet.
«7 giugno 1832, verso l'una antimeridiana.»
Fece asciugare l'inchiostro fresco sul foglio, lo piegò come una lettera, lo suggellò, e scrisse a tergo: Nota per l'amministrazione; poi lo lasciò sul tavolo ed uscì dal posto. La porta vetrata munita d'inferriata, gli si richiuse alle spalle.
Attraversò di nuovo diagonalmente la piazza Châtelet, ritornò sul lungo Senna e si rimise con matematica precisione allo stesso punto abbandonato un quarto d'ora prima; v'appoggiò i gomiti, e si ritrovò nello stesso atteggiamento, sulla stessa pietra del parapetto. Pareva non se ne fosse mai mosso.
L'oscurità era completa. Era il momento pieno di tristezza che segue la mezzanotte; un soffitto di nubi nascondeva le stelle ed il cielo era soltanto una sinistra profondità. Non più un lume nelle case del Centro; non un passante, e tutto ciò che si poteva scorgere delle vie e dei lungo Senna era deserto; Notre Dame e le torri del Palazzo di Giustizia sembravano i confini della tenebra.
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