«Te l'avevo detto, signorina Gillenormand maggiore,» le diceva suo padre «che ti sarebbe capitata una cosa simile.»
      Rimase un momento silenzioso e aggiunse:
      «Adesso, guarda la felicità degli altri.»
      Poi si volse verso Cosette:
      «Com'è graziosa, com'è graziosa! È un Greuze. Tu, dunque, stai per avere questo bocconcino tutto per te, monellaccio! Ah, furfante! La scampi bella con me, e puoi dirti fortunato ch'io abbia quindici anni più del necessario, perché altrimenti ci batteremmo alla spada, per vedere chi dovrebbe averla. To'! Sono innamorato di voi, signorina, naturalissimo, perché è il vostro diritto. Oh, che bello e incantevole matrimonio sarà questo! La nostra parrocchia è San Dionigi del Sacramento, ma mi farò dare una dispensa perché vi sposiate a San Paolo. È una chiesa migliore, costruita dai gesuiti, più civettuola: e proprio dirimpetto alla fontana del cardinale di Birague. Ma il capolavoro dell'architettura gesuitica è a Namur e si chiama Saint-Loup; bisognerà che vi andiate, quando sarete sposi, perché vale il viaggio. Io sono perfettamente della vostra opinione, signorina, e voglio che le ragazze si sposino, sono fatte per questo. V'è una certa santa Caterina, che mi piacerebbe di veder sempre prendere per i capelli: restar zitella, è bello, ma è freddo. La Bibbia dice: Moltiplicate. Per salvare il popolo ci vuole Giovanna d'Arco; ma per farlo ci vuole mamma Cicogna. Dunque, ragazze, sposatevi. So benissimo che le zitelle hanno una cappella particolare nella chiesa e che hanno sempre la possibilità di far parte della confraternita della Vergine; ma, perdiana! un bel marito, che sia un bravo ragazzo e, dopo un anno, un bamboccione biondo che poppi gagliardamente, colle belle pieghe di ciccia nelle cosce e che vi brancichi il seno colle sue zampette rosee, ridendo come l'aurora, è certo preferibile a tenere in mano un cero durante i vespri e al cantare Turris eburnea!