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Il nonno fece una giravolta sui talloni di novantenne e rimase a parlare, come una molla che scatti:
Dunque, troncando il corso del tuo fantasticare,
È proprio vero, Alcippo, che ti stai per sposare?
«A proposito!»
«Cosa, papà?»
«Non avevi un amico intimo?»
«Sì, Courfeyrac. Che ne è?»
«È morto.»
«Bene.»
Sedette vicino a loro, fece sedere Cosette e prese le loro quattro mani nelle sue vecchie mani rugose.
«È meravigliosa, questa piccina. È un capolavoro, la sua Cosette! È una bimba ed è una gran dama. Sarà soltanto baronessa; questo è un derogare, poiché è nata marchesa. Che ciglia! Ragazzi miei, ficcatevi bene nella zucca che voi siete nel vero; amatevi fino ad esserne istupiditi, poiché l'amore è la stupidità degli uomini e lo spirito di Dio. Adoratevi; solo,» (soggiunse, facendosi scuro ad un tratto) «v'è un guaio ora che ci penso! Più della metà di quanto posseggo è collocato in vitalizio. Finché vivrò, l'andrà abbastanza bene; ma dopo la mia morte, fra una ventina d'anni, ahi! non avrete più quattrini, poveri ragazzi; e le vostre belle mani bianche, signora baronessa, dovranno fare alla barca l'onore d'aiutarla ad andare avanti.»
A questo punto s'intese una voce grave e tranquilla, che diceva:
«La signorina Eufrasia Fauchelevent possiede seicentomila franchi.»
Era la voce di Valjean.
Non aveva ancor pronunciato una parola, tanto che nessuno pareva più accorgersi della sua presenza; stava ritto e immobile dietro tutte quelle persone felici.
«Chi è la signorina Eufrasia in questione?» chiese il nonno, sgomentato.
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