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      Suo padre aveva preso l'abitudine di contarla così poco, che non l'aveva neppur consultata sul consenso al matrimonio di Mario; aveva agito con impeto, secondo il suo solito, e, despota divenuto schiavo, con un solo pensiero, quello di soddisfare Mario. Quanto alla zia, ch'ella esistesse e potesse avere un'opinione, non v'aveva neppur pensato; e, per pecora ch'ella fosse, quel modo di fare l'aveva urtata. Un po' rivoltata nel suo intimo, ma impassibile all'esterno, aveva detto a se stessa: «Mio padre ha risolto la faccenda del matrimonio senza di me; ed io risolverò la faccenda dell'eredità senza di lui.» Infatti, mentr'ella era ricca, il padre non lo era, e s'era riservata ogni decisione a questo proposito. È probabile che, se il matrimonio fosse stato povero, ella l'avrebbe lasciato tale: «Tanto peggio per mio nipote! Ha sposato una pezzente? E resti pezzente!» Ma il mezzo milione di Cosette piacque alla zia e mutò la sua opinione intima nei riguardi di quella coppia d'innamorati; si deve pure qualche riguardo a seicentomila franchi, ed era evidente ch'ella non poteva far altro che lasciare la sua fortuna a quei giovani, dal momento che non ne avevano più bisogno.
      Fu stabilito che la coppia avrebbe abitato in casa del nonno; e Gillenormand volle assolutamente cederle la propria camera, la più bella dell'appartamento: «Ciò mi ringiovanirà,» dichiarava. «È un vecchio progetto: avevo sempre avuto l'idea di celebrare le nozze nella mia camera.» Ed arricchì quella stanza di un mucchio di vecchie cianfrusaglie galanti, facendole poi tappezzare le pareti e il soffitto con una stoffa straordinaria che già possedeva in pezze e ch'egli riteneva d'Utrecht, dal fondo lucido, di color giallo dorato, con fiori di primula in velluto: «Proprio con questa stoffa,» egli diceva «era parato il letto della duchessa d'Anville, a La Roche-Cuyon.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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