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      Il matrimonio, dunque, si celebrò il giorno 16, nonostante la pubblica allegria. Quel giorno pioveva; ma in cielo v'è sempre un cantuccio d'azzurro al servizio della felicità, che gli amanti vedono, quand'anche tutto il resto della creazione fosse sotto un ombrello.
      Il giorno prima, Valjean aveva consegnato a Mario, in presenza del signor Gillenormand, i cinquecentottantaquattromila franchi. Poiché il matrimonio veniva effettuato sotto il regime della comunità dei beni, gli atti eran stati semplici.
      Toussaints, ormai inutile a Jean Valjean, era passata in eredità a Cosette che l'aveva promossa al grado di cameriera. Quanto a Valjean, era stata ammobiliata apposta per lui, in casa Gillenormand, una comoda stanza; e Cosette gli aveva detto così irresistibilmente: «Ve ne prego, babbo», che gli aveva fatto quasi promettere che sarebbe venuto ad abitarla.
      Pochi giorni prima della data fissata per il matrimonio, era capitato un incidente a Valjean, che s'era un po' schiacciato il pollice della destra; ma non era cosa grave, né egli aveva permesso che alcuno se ne occupasse e lo medicasse, e neppure che Cosette vedesse il suo male. Tuttavia, quella faccenda l'aveva costretto a fasciarsi la mano con una benda ed a portare il braccio al collo, il che gli impedì di firmare qualunque cosa; ma Gillenormand, come tutore supplente di Cosette, lo sostituì.
      Non staremo qui a condurre il lettore al municipio ed alla chiesa. Non si seguono due innamorati fin laggiù e l'abitudine vuole che si volgano le spalle al dramma, dal primo istante in cui esso infila all'occhiello un mazzolino da sposo.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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