I viali laterali brulicavano di passanti e le finestre di curiosi; le terrazze che coronano i peristili dei teatri erano gremite di spettatori. Tutti guardavano, oltre alle maschere, quella sfilata, particolare al martedì grasso, di veicoli d'ogni sorta, carrozze da piazza, omnibus, carri, carretti e carrozzelle che procedevano in ordine, rigorosamente ribaditi gli uni agli altri dai regolamenti di polizia, e come se fossero sulle rotaie. Chiunque si trovi in uno di quei veicoli è spettatore e spettacolo ad un tempo. Le guardie di città facevan stare sui lati del viale quelle due interminabili file parallele, procedenti in senso contrario e sorvegliavano, affinché nulla ostacolasse la doppia corrente, quei due ruscelli di carrozze, che scorrevano l'uno a valle e l'altro a monte, l'uno verso il viale d'Antin e l'altro verso il sobborgo Sant'Antonio. Le vetture stemmate dei pari di Francia e degli ambasciatori percorrevano la parte centrale della carreggiata, andando e venendo liberamente; alcuni cortei magnifici e allegri, soprattutto quello del Bue Grasso, avevano lo stesso privilegio. In quella gaiezza parigina, l'Inghilterra faceva schioccare la sua frusta; passava fragorosamente la carrozza da viaggio di lord Seymour, schernita da un soprannome triviale.
Nella doppia fila, lungo la quale galoppavano come tanti cani da pastore le guardie municipali, alcune oneste berline private, cariche di zie e di nonne, mettevano in mostra agli sportelli freschi gruppi di fanciulli mascherati, pierrots di sette anni e pierrettes di sei, incantevoli esseri minuscoli, che, compresi della loro parte ufficiale nella pubblica allegrezza e penetrati della dignità del loro travestimento, avevano una gravità da funzionarî.
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