Pagina (1770/1886)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Tutti gli uomini siano ricchi, ossia felici: ecco a che mi limito.»
      Quando, all'uscita da tutte le cerimonie, dopo aver pronunciato davanti al sindaco e al prete tutti i sì possibili, aver firmato sui registri del municipio e della sagrestia, dopo lo scambio degli anelli, dopo esser stati a contatto di gomito sotto il baldacchino di seta bianca ondulata, nel fumo dei turiboli, essi giunsero, tenendosi per mano, ammirati ed invidiati da tutti, Mario in nero e lei in bianco, preceduti dal guardiaportone dalle spalline da colonnello, che batteva il suolo coll'alabarda, fra due siepi di spettatori meravigliati, sotto il portale della chiesa dai battenti spalancati, pronti a risalire in carrozza, dopo che tutto era finito, Cosette non poteva ancora credervi. Guardava Mario, guardava la folla, guardava il cielo; pareva temesse di risvegliarsi; e la sua aria sorpresa e inquieta la rendeva incantevole. Al ritorno, salirono insieme nella stessa carrozza, Mario a fianco di Cosette, mentre Gillenormand e Valjean si mettevano dirimpetto ad essi; la zia Gillenormand era passata in seconda linea, ossia era nella seconda carrozza. «Ragazzi miei,» diceva il nonno «eccovi il signor barone e la signora baronessa, con trentamila franchi di rendita.» E Cosette, chinandosi quasi contro Mario, gli accarezzò l'orecchio con questo angelico bisbiglio: «Dunque è vero: mi chiamo Mario e sono la signora Tu.»
      Erano due esseri splendenti. Si trovavano nell'istante irrevocabile e irreperibile, nell'abbagliante punto d'intersezione dell'intera giovinezza e dell'intera gioia; realizzavano il verso di Jean Prouvaire, non avendo fra tutt'e due quarant'anni.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Mario Cosette Mario Mario Cosette Gillenormand Valjean Gillenormand Cosette Mario Mario Jean Prouvaire