Dispose quel piccolo corredo sul letto, il fisciù vicino alla sottana, le calze vicino alle scarpe, il giubbettino vicino alla vesticciuola, e li guardò l'uno dopo l'altro. Ell'era alta così, aveva fra le braccia la grande bambola, aveva messo il luigi d'oro nella tasca di quel grembiule e rideva; camminavano entrambi, tenendosi per mano, ed ella aveva soltanto lui al mondo.
Allora, la venerabile testa bianca di lui cadde sul letto, quel vecchio cuore stoico si spezzò, la sua faccia si sprofondò, per così dire, nelle vesti di Cosette, e, se qualcuno fosse passato sulla scala in quel momento, avrebbe udito spaventosi singhiozzi.
IV • «IMMORTALE JECUR»
La vecchia lotta formidabile, della quale già vedemmo tante fasi, ricominciò.
Giacobbe lottò coll'angelo solo una notte: ahimè! Quante volte non abbiam visto Jean Valjean ghermito a corpo a corpo dalla sua coscienza, lottando perdutamente con essa?
Oh, lotta immane! In certi momenti, scivola il piede; in certi altri, il suolo che vien meno. Quante volte quella coscienza, smaniosa del bene, l'aveva afferrato e abbattuto! Quante volte la verità, inesorabile, gli aveva messo il ginocchio sul petto! Quante volte, folgorato dalla luce, le aveva chiesto grazia a gran voce! Quante volte quella luce implacabile, accesa in lui e sopra di lui dal vescovo, lo aveva violentemente abbacinato, allorché avrebbe desiderato d'esser cieco! Quante volte, nella lotta, egli s'era raddrizzato, afferrato alla roccia, addossato al sofisma e trascinato nella polvere, ora rovesciando sotto di sé la coscienza, ora rovesciato da essa!
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Cosette Jean Valjean
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