Se non lo trovate mal fatto, verrò di tanto in tanto a vedere Cosette: non verrò troppo di frequente, non mi fermerò a lungo. Direte che mi ricevano nella saletta a pianterreno. Entrerei magari dalla porta posteriore, quella dei domestici, se la cosa non potesse stupire; ed è preferibile, credo, ch'io entri dalla porta di tutti. Davvero, signore: vorrei proprio vedere ancora un po' Cosette. Di rado, come vi piacerà. Mettetevi nei miei panni: non ho altro che questo; e poi bisogna star attenti, poiché, s'io non venissi più, la cosa farebbe brutto effetto, la si troverebbe strana. Per esempio, quel che potrei fare sarebbe di venire la sera, quando comincia a far buio.»
«Verrete tutte le sere,» disse Mario «e Cosette v'aspetterà.»
«Voi siete buono, signore,» disse Valjean.
Mario salutò Valjean; la felicità riaccompagnò all'uscio la disperazione, e quei due uomini si lasciarono.
II • QUALE OSCURITÀ PUÒ CONTENERE UNA RIVELAZIONEMario era sconvolto.
Quella specie di repulsione che aveva sempre avuto per quell'uomo vicino al quale vedeva Cosette ormai si spiegava; v'era in quel personaggio un che d'enigmatico di cui il suo istinto l'avvertiva. E quell'enigma era la più sconcia fra le vergogne, la galera; quel Fauchelevent era il galeotto Jean Valjean.
Trovare improvvisamente un simile segreto in mezzo alla propria felicità, era come scoprire uno scorpione in un nido di tortorelle.
La felicità di Mario e di Cosette era ormai condannata a siffatta vicinanza? Era un fatto compiuto? Accettare quell'uomo faceva parte del matrimonio consumato?
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