Mario ricordava perfettamente in quell'istante la macabra visione: Valjean trascinare fuor della barricata Javert legato. Sentiva ancora, dietro l'angolo della viuzza Mondétour, lo spaventoso colpo di pistola. Verosimilmente c'era dell'odio fra quella spia e quel galeotto, e uno dava fastidio all'altro. Valjean era andato alla barricata per vendicarsi; v'era arrivato tardi, e probabilmente sapeva già che Javert v'era prigioniero. La vendetta còrsa è penetrata in certi bassifondi, dove fa legge; è così semplice, che non stupisce neppure le anime attratte verso il bene; quei cuori sono fatti in modo che un delinquente, sulla via del pentimento, può esser scrupoloso in materia di furto, non sulla vendetta. Jean Valjean aveva ucciso Javert; la cosa almeno sembrava.
Un'ultima domanda, infine; ma a questa, nessuna risposta. Mario la sentiva come una tenaglia: come mai l'esistenza di Valjean aveva così a lungo fiancheggiata quella di Cosette? Per quale sinistro giuoco della provvidenza quella fanciulla era stata messa a contatto con quell'uomo? Anche lassù, dunque, si fucinano catene per due persone, e Dio si compiace d'accoppiar l'angelo al demonio? Un delitto e un'innocenza posson dunque esser camerati nella misteriosa galera delle miserie? In quella sfilata di condannati che si chiama il destino umano, è possibile che due fronti possano sfiorarsi, l'una ingenua l'altra terribile, l'una tutta inondata dai divini candori dell'alba e l'altra contaminata per sempre dal bagliore d'un lampo eterno?
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