Chi aveva potuto determinare quell'inesplicabile congiungimento? In qual modo, per mezzo di qual prodigio, aveva potuto stabilirsi una comunanza di vita fra quell'angelica piccina e quel vecchio dannato? Chi aveva potuto legare l'agnello al lupo e, cosa ancor più incomprensibile, far affezionare il lupo all'agnello? Poiché il lupo amava l'agnello, poiché l'esser torvo adorava l'essere debole, poiché, per nove anni, l'angelo aveva avuto per sostegno il mostro. L'infanzia e l'adolescenza di Cosette, il suo sboccio, il suo virgineo espandersi verso la vita e la luce, eran stati protetti da quella mostruosa protezione. A questo punto, le domande si sfogliavano, per così dire, in innumerevoli enigmi, s'aprivan nuovi abissi in fondo agli abissi e Mario non poteva più chinarsi sopra Valjean senza vertigini. Chi era mai quell'uomo precipizio?
I vecchi simboli genesiaci sono eterni. Nella società umana, così com'è e fino al giorno in cui una legge maggiore non la muterà, vi sono in eterno due uomini, l'uno superiore e l'altro inferiore: colui che è secondo il bene, Abele, e colui che è secondo il male, Caino. Chi era mai quel Caino affettuoso? Chi era quel bandito, religiosamente assorto nell'adorazione d'una vergine, che vegliava su lei, l'allettava, la custodiva e la cresceva degna, avvolgendola, egli impuro, di purezza? Chi era quella cloaca che aveva venerato a un tal segno quell'innocenza, da non lasciarle una sola macchia? Chi era quel Valjean che formava l'educazione di Cosette?
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