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      Chi era quel volto di tenebre, che aveva avuto per sola cura il preservare da qualsiasi ombra e nube il sorgere d'un astro?
      Lì stava il segreto di Jean Valjean; lì stava pure il segreto di Dio.
      Davanti a quel duplice segreto, Mario indietreggiava; ma uno di essi, in certo qual modo, lo rassicurava sull'altro. Dio, in quell'avventura, era altrettanto visibile quanto Jean Valjean. Dio ha i suoi strumenti e si serve del mezzo che vuole; non è responsabile di fronte all'uomo. Sappiamo noi che cosa voglia fare Dio? Valjean aveva lavorato intorno a Cosette ed aveva un po' foggiato quell'anima: questo era incontestabile. Ebbene, e con ciò? Se l'operaio era orribile, l'opera era mirabile. Dio produce i miracoli come gli pare; aveva costruito quell'incantevole Cosette impiegandovi Valjean; gli era piaciuto scegliersi quello strano collaboratore. Quali conti possiamo noi chiedergli? È forse la prima volta che il letamaio aiuta la primavera a fare la rosa?
      Mario si dava queste risposte, e dichiarava a se stesso ch'eran buone. Su tutti i punti che abbiamo indicati, non aveva osato far pressione su Valjean, ma non aveva confessato a se stesso che non l'osava. Adorava e possedeva Cosette e questa era splendidamente pura; ciò gli bastava. Di quali schiarimenti aveva bisogno? Cosette era una luce, e che bisogno ha la luce d'essere illuminata? Aveva tutto; che cosa poteva desiderare? Forse tutto non è abbastanza? Le faccende personali di Valjean non lo riguardavano. Nel chinarsi sull'ombra fatale di quell'uomo, s'aggrappava a questa solenne dichiarazione del miserabile: Io non sono nulla per Cosette; dieci anni or sono non sapevo neppure che esistesse.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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