Era malcontento di sé.
Ed ora, che fare? Le visite di Jean Valjean gli ripugnavano profondamente. A che scopo farlo venire in casa? A che farci? A questo punto tentava di stordirsi, non voleva scavare, non approfondire, non scandagliare in sé. Aveva promesso, s'era lasciato indurre a promettere; Valjean aveva la sua promessa. Anche ad un galeotto, e soprattutto a lui, bisogna mantenere la parola data: però, il suo primo dovere era Cosette. Tutto sommato, era indignato da una ripulsione che lo dominava.
Mario andava rivolgendo nella mente tutto quel complesso d'idee, passando dall'una all'altra, agitato da tutte; da ciò, un profondo turbamento. Non gli fu agevole nascondere quel turbamento a Cosette; ma l'amore è abile, e Mario vi riuscì.
Del resto, egli fece, senza nessun fine apparente, alcune domande a Cosette, candida come una colomba è bianca, e senza sospetti; le parlò dell'infanzia e della giovinezza di lei e si convinse sempre più che tutto quel che un uomo può essere di buono, di paterno e rispettabile, quel galeotto era stato per Cosette. Tutto quello che Mario aveva intraveduto e supposto era reale: quella sinistra ortica aveva amato e protetto quel giglio.
LIBRO OTTAVOFINE DI UN CREPUSCOLO
I • LA CAMERA A PIANTERRENOL'indomani, al cader della notte, Valjean bussava al portone di casa Gillenormand. Lo ricevette Basco, il quale si trovava nel cortile al momento opportuno, come se avesse avuto ordine in proposito. Qualche volta, capita di dire ad un domestico: «Starete attento all'arrivo del signor tal dei tali, quando verrà.»
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