In certo qual modo, s'era sempre interposto tra Cosette e Jean Valjean, sicuro che in questo modo ella non l'avrebbe scorto e non v'avrebbe più pensato; più che una cancellazione, era un'eclissi.
Mario faceva quel che giudicava necessario e giusto, e credeva di avere, per allontanare Jean Valjean, senza durezza, ma senza debolezza, ragioni serie, alcune delle quali si sono già viste, mentre altre si vedranno più tardi. Il caso gli aveva fatto incontrare, in un processo da lui patrocinato, un vecchio impiegato della casa Lafitte, dal quale aveva avuto, senza cercarle, misteriose informazioni che, in verità, non aveva potuto approfondire, appunto per rispetto verso quel segreto che aveva promesso di custodire, e per evitare guai alla pericolosa situazione di Valjean. E in quello stesso momento credeva di avere un grande dovere da adempiere, cioè, la restituzione dei seicentomila franchi a qualcuno che stava cercando colla maggior discrezione possibile. Nel frattempo, s'asteneva dal toccar quel denaro.
Quanto a Cosette, ella non era a parte di nessuno di quei segreti; ma sarebbe duro condannare anche lei.
Vi era fra Mario e lei un magnetismo onnipossente, che le faceva fare, per istinto e quasi macchinalmente, ciò che Mario desiderava; e sentiva, nei riguardi del «signor Jean», una volontà di Mario, alla quale ella s'uniformava. Il marito non aveva nulla da dirle; ella subiva la pressione, vaga, ma chiara, delle tacite intenzioni di lui, ed ubbidiva ciecamente; ed in questo, la sua ubbidienza consisteva nel non ricordare quel che Mario dimenticava.
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