Pagina (1843/1886)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      I ramoscelli, senza separarsi dal tronco, se ne allontanano. Non è colpa loro. La gioventù va dove si trova l'allegria, alle feste, alle vive fonti di luce, agli amori, mentre la vecchiaia va verso la fine; non ci si perde di vista, ma non v'è più intimità. I giovani sentono il freddo della vita ed i vecchi, quello della tomba. Non accusiamo quei poveri ragazzi.
      II • ULTIMI GUIZZI DELLA LAMPADA SENZ'OLIOUn giorno, Jean Valjean scese le scale, fece tre passi nella via e sedette sopra un paracarro, quello stesso su cui Gavroche, la notte dal 5 al 6 giugno, l'aveva trovato meditabondo; rimase là pochi minuti, poi risalì. Fu l'ultima oscillazione della pendola. Il giorno dopo, non uscì di casa; l'indomani, non uscì dal letto.
      La portinaia, che gli preparava il magro pasto, pochi cavoli e poche patate con un po' di lardo, guardò nel piatto di terraglia ed esclamò:
      «Ma voi non avete mangiato ieri, povero il mio caro uomo!»
      «Ma sì,» rispose Jean Valjean.
      «Il piatto è completamente pieno.»
      «Guardate il secchio; è vuoto.»
      «Questo dimostra che avete bevuto, ma non già che abbiate mangiato.»
      «Ebbene,» fece Valjean «e se ho avuto fame soltanto d'acqua?»
      «Questa si chiama sete e, quando non si mangia, si chiama febbre.»
      «Mangerò domani.»
      «O il giorno della Trinità. Perché non oggi? Come si fa a dire: 'Mangerò domani'? Lasciarmi lì il mio piatto, senza toccarlo! Le mie patatine, così buone!»
      Valjean prese la mano della vecchia:
      «Vi prometto che le mangerò,» disse, colla sua voce benevola.
      «Non sono contenta di voi,» rispose la portinaia.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Jean Valjean Gavroche Jean Valjean Valjean Trinità Mangerò