Un giudice istruttore non avrebbe fatto meglio; quasi, lo spiava. Ma si limitò a rispondergli:
«Precisate.»
Lo sconosciuto si ficcò le mani nei taschini, rialzò il capo senza raddrizzare la spina dorsale, scrutando però egli pure Mario collo sguardo verde degli occhiali.
«Sia, signor barone: preciserò. Ho un segreto da vendervi.»
«Un segreto?»
«Un segreto.»
«Che mi riguarda?»
«Un poco.»
«E che cos'è questo segreto?»
Mario esaminava sempre più l'uomo, mentre lo ascoltava.
«Comincio gratis,» disse lo sconosciuto; «vedrete che sarò interessante.»
«Parlate.»
«Signor barone, voi avete in casa vostra un ladro e un assassino.» Mario trasalì.
«In casa mia? No.»
Lo sconosciuto, imperturbabile, spazzolò il cappello col gomito, e proseguì:
«Ladro e assassino. E notate bene, signor barone, ch'io non vi parlo qui di fatti antichi, arretrati, caduchi, che possan essere cancellati dalla prescrizione davanti alla legge e dal pentimento al cospetto di Dio; parlo di fatti recenti, attuali, di fatti finora ignorati dalla giustizia. Continuo. Quell'uomo s'è introdotto nella vostra fiducia e quasi nella vostra famiglia, sotto un nome falso; ma io vi dirò il suo nome vero, e ve lo dirò per niente.»
«V'ascolto.»
«Si chiama Jean Valjean.»
«Lo so.»
«E vi dirò, sempre per niente, che cos'è quell'uomo.»
«Dite.»
«È un antico galeotto.»
«Lo so.»
«Lo sapete da quando ho avuto l'onore di dirvelo.»
«No, lo sapevo prima.»
Il tono freddo di Mario, quella duplice replica, lo so, il suo laconismo refrattario al dialogo sollevarono nello sconosciuto una sorda collera.
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