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      E raddrizzò la schiena curvata.
      Thénardier, poiché era proprio lui, era stranamente sorpreso, e sarebbe rimasto turbato, se mai avesse potuto esserlo. Era venuto per portare lo stupore, ed era lui a provarlo. È vero che quell'umiliazione gli veniva pagata cinquecento franchi e che, tutto sommato, la accettava; ma non per questo ne era meno stordito.
      Egli vedeva per la prima volta quel barone Pontmercy; eppure, malgrado il suo travestimento, quel barone Pontmercy lo conosceva e lo riconosceva a fondo. E non soltanto quel barone era informato su Thénardier, ma pareva lo fosse su Jean Valjean. Chi era dunque quel giovanotto quasi imberbe, così gelido e così generoso, che sapeva il nome delle persone, sapeva tutti i loro nomi ed apriva loro la borsa, che malmenava i bricconi come un giudice e li pagava come un babbeo?
      Il lettore ricorderà che Thénardier, pur essendo vicino di Mario, non l'aveva mai veduto, come spesso capita a Parigi. Aveva sentito un tempo le sue figlie parlare vagamente d'un giovane poverissimo che abitava in quella casa e gli aveva scritto, senza conoscerlo, una nota lettera; ma nessun riavvicinamento era possibile, nella sua mente, fra quel Mario ed il barone Pontmercy.
      Quanto al nome di Pontmercy, il lettore ricorderà che, sul campo di battaglia di Waterloo, egli ne aveva sentito solo le due ultime sillabe, per le quali aveva sempre avuto il legittimo sdegno che si ha verso tutto quello che non è che ringraziamento.
      Del resto, da sua figlia Azelma, da lui messa alla ricerca degli sposi del 16 febbraio, e dalle sue ricerche personali, era riuscito a saper molte cose e, dal fondo delle sue tenebre, era riuscito a ghermire più d'un misterioso filo.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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