Voi mi direte: 'E perché non ti sei rivolto a Jean Valjean?' Per una ragione semplicissima, che, cioè, io so ch'egli s'è spogliato d'ogni avere, e spogliato in favor vostro. Trovo ingegnosa la combinazione; ma intanto egli non ha più un quattrino e mi mostrerebbe le mani vuote; e siccome ho bisogno di denaro per il mio viaggio a Joya, preferisco voi, che avete tutto, a lui, che non ha nulla. Sono un po' stanco; permettetemi di sedere.»
Mario gli fece segno che sedesse.
Thénardier sedette sopra una sedia foderata, riprese i due giornali, li ricacciò nella busta e mormorò, spiegazzando coll'unghia il Vessillo Bianco: «Quanta fatica ho fatto, per averlo!» Fatto questo, incrociò le gambe e s'appoggiò allo schienale, atteggiamento particolare alle persone sicure di quel che dicono; poi entrò in merito, gravemente scandendo le frasi:
«Signor barone, il 6 giugno 1832, circa un anno fa, il giorno della sommossa, un uomo si trovava nella Cloaca Grande di Parigi, dalla parte in cui la fogna va a raggiungere la Senna, fra il ponte degli Invalidi e quello di Iena.»
Mario accostò bruscamente la sedia a quella di Thénardier. Costui notò quel gesto e continuò, colla lentezza d'un oratore che domini il proprio interlocutore e senta palpitare l'avversario sotto le sue parole:
«Quell'uomo, costretto a nascondersi, per ragioni, del resto, estranee alla politica, aveva preso per domicilio la fogna, della quale possedeva la chiave. Era, lo ripeto, il 6 giugno, e potevan essere le otto di sera, quando l'uomo sentì un rumore nella fogna; molto sorpreso, si rannicchiò e stette in osservazione.
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